Tutte le sere, in onda su di una emittente privata del Sud, trasmettono vecchi film in bianco e nero degli anni '40 e '50, italiani e americani. Inutile dirvi che cerco di non perdermene uno, come potrei? Ma neanche il più stupido, neanche il più inutile, poiché anche nel più stupido e nel più inutile i costumi sono comunque bellissimi.
Tutto un
godet piuttosto che un
longuette, tutto un corpetto liscio piuttosto che ricamato, tutta una magia sartoriale che ha ispirato ogni singolo pezzo della moda successiva a quegli anni. Per non parlare degli accessori: guanti in nappa, con fodera in tinta o a contrasto, con chiusura a bottoncino o a riccio, corti-medi-lunghi!!!
Borse: vere
baguette lucide e opache, nere o colorate. Ma anche a sacco, da polso, e tra le mie favorite: con apertura a scatto, irresistibili. Poi, quando l'abito non prevedeva graziose pieghe o cuciture ben definite e decorative sul giro vita, ecco comparire le cinture: sottili sulla giacca del tailleur, maxi sulla gonna scampanata, in nappa, in pelle, in corda.
E che vogliamo dire delle scarpe? Audaci, perché con tacchi alti, ma mai volgari. Mai.
Infine i cappelli. Un mondo in testa, da sfoggiare con vezzo, con vanità. Il cappellino dice tutto di questa donna glamorous. Chiome acconciate e ornate di cappello, a celare, o ad evidenziare l'onda... costata una gran fatica.
Qui vi propongo la mia mini-collezione: esemplari in feltro, seta, velluto in seta. Come per tutto il vintage anche codesti copricapo vibrano ad indossarli, anzi, vibrano solo a guardarli. Portano con sé tutto il significato della parola femminilità: tutto ciò che l'eleganza ha perso per strada e che si spera riesca a recuperare.