venerdì 31 ottobre 2008

Venerdì. Il "brit" permane, e si espande.






















Da quando Twostella ha scoperchiato il vaso di Pandora dell'Afternoon Tea, nell'aiuola va attuandosi una vera e propria rinascita del sentimento anglosassone. Venerdì incluso.
Complice la stagione e il ritorno in guardaroba del mio cappello inglese da pioggia.
Vi propongo un classico da pub, ricco di sostanza, per gente consapevole del proprio trigliceride-range: Sausage and Mash.
.

Le salsicce in una teglia oleata da cuocersi in forno preriscaldato a 200° per 15'. Le patate, tagliate a tocchi e buttate in acqua bollente, le faremo andare anche loro per 15', con coperchio. Una volta scolate, aggiungeremo burro, sale e pepe nero macinato fresco e cominceremo a schiacciarle con l'apposito attrezzo o con ciò che può essere funzionale al to smash. Per ultimo aggiungeremo il latte, per un risultato soffice soffice. Ho aggiunto in piatto i funghi, li avevo a disposizione, solo in padella con un trito d'aglio e prezzemolo, un pizzico di sale e una macinata di pepe.

Tradizione vuole che l'accompagni la birra, e noi così faremo.

giovedì 30 ottobre 2008

Ancora carta. William Morris.






William Morris. Wallpapers.

1. bird & anemone
2. trellis
3. compton
4. acanthus
5. fruit

grazie a cobrizo per acanthus

mercoledì 29 ottobre 2008

Il gigliuccio fiorentino.


Vi capitano mai quelle giornate in cui si parte da casa con un proposito e vi si ritorna avendone realizzato uno completamente diverso? A me spesso. Come un sabato, per esempio, in cui sono andata in cartoleria per comprare della cancelleria e rapita da una carta con bellissime rose, immaginata di repente nei cassetti del mio comò, mi prendo una ramanzina in piena regola dalla cartolaia, che afferma: per armadi e cassetti ci vuole il gigliuccio fiorentino! Sottomessa da tale, autoritaria, determinazione, non ce l'ho fatta a dirle che il gigliuccio fiorentino ha abitato nei cassetti della mia vita da quando sono nata, che la sola vista mi fa lo stesso effetto di un dolce serale di ciliegie dopo un'intera giornata trascorsa a mangiarne direttamente dall'albero. Perciò dopo aver abbozzato una timida preferenza di colore - per cui la bersagliera mi ha concesso libero arbitrio - sono tornata a casa con il mio bel rotolo sotto il braccio.


Ora, fortuna vuole che le cose non capitino mai a caso, e che lasciare un rotolo di gigliuccio fiorentino intonzo e incustodito per casa possa avere effetti assai curiosi. Come per la credenza in cucina, di cui lamentavo una certa ombrosa tonalità e che pensavo da tempo di ravvivare, assillando Sommy con continue proposte di variazione. Che cosa c'entrano adesso Sommy e la credenza? Lo scoprirete.
Il venerdì pomeriggio successivo a quel sabato in cartoleria, torno a casa e trovo dapprima questo, sul tavolo del soggiorno:


e poi questo, in cucina:

e un Sommy raggiante, tra forbici e metro, che recita allegro: s-o-o-o-r-p-r-e-s-a!
Ahhhhh. Avrei potuto fermarlo, aveva appena cominciato. Avrei potuto spiegarglielo, ma cosa? le mie turbe mentali legate a le fleur de lis florencée ? Ho sorriso, invece. A denti stretti, vabbè, ma vale uguale, mentre tra me e me ripetevo non è poi così male, non è poi così male, non è poi così male. Ho posato giacca e borsa e mi son messa ad aiutarlo contenta della sua ignara sorpresa, e svelti svelti, in dieci minuti abbiamo finito.

E questa è la storia di come il gigliuccio fiorentino sia tornato preponderante nella mia vita, e di come abbia lasciato indietro i cassetti e si sia conquistato, addirittura, un posto in vetrina.

sabato 25 ottobre 2008

Afternoon Tea #2. Riflessioni e ricette.


Se è un tè che vogliamo, non andremo tanto per il sottile, detto fatto: acqua, foglie, filtro e in cinque minuti avremo pronta la nostra tazza fumante.

Ma se è un Afternoon Tea che vogliamo, be', in tal caso il mio consiglio è quello di mettersi comodi... è terribilmente inopportuno sorseggiare di fretta.

Mi innamoro del momento di preparazione dell'Afternoon Tea, lo vesto dei colori che amo e che armonizzano con ciò che mi circonda, lo blandisco con le porcellane consumate, lo omaggio con gli argenti, con un bouquet di fiori freschi ed erbe aromatiche appena colte, con le fragranti cibarie d'accompagnamento fatte in casa. Felicemente at home, come voleva la contessa di Bedford.

Può darsi che alle cinque il mio campanello suoni per annunciare l'arrivo del mio commensale: excellent! Per un Afternoon Tea non c'è niente di meglio di una chiacchierata amichevole - con una persona amica - sulle note di un sottofondo musicale non troppo invadente né, tantomeno, troppo sfuggente, commentando questo o quell'altro argomento di comune interesse.

Può anche darsi - come è più solito - che ritagli per me sola questo momento, ascolterò allora Django Reinhardt, accompagnato però al violino da Stephan Grappelli.
Non leggerò, perché soffro di aver per le mani, al tempo stesso, cibo e libri.
Mi perderò in riflessioni, invece, sorbendo così, un po' assente, il gradevole infuso. Godrò la vista del mio giardino, delle siepi, del prato e del colore di nuove rose ottobrine grosse come peonie. Tornerò con i pensieri a qualche film di britannica atmosfera, a Carrington, di certo, ad altri, forse.
Mi piace questo spazio calmo e privato, pieno di tè, di sapori aromatici misti a note e ricordi, di frasi e pensieri che vanno e che vengono. Di essi, alcuni, rimangono.
.
Questo il menù dell'Aiuola Odorosa per un tradizionale Afternoon Tea inglese:
.
Menù
.
Sandwiches
Smoked Salmon with cream cheese and wholegrain mustard
Cucumber Sandwich
.
Scones
English scones from a.o. bakery
served with jam and clotted cream
.
Carrot Cake
.
Twinings Vintage Darjeeling Tea

Sebbene il mio Sommy solleciti da tempo di accompagnare il tutto con una euforizzante flute di champagne, secondo la moda londinese dello champagne afternoon tea, non c'è verso - sia chiaro - di introdurre tale francese eccentricità in questo tè e in questa aiuola!


Carrot Cake:
175g di farina lievitata
1 tsp di lievito
1tsp di cannella in polvere
1/2 tsp di sale
300 ml di olio di mais
350g di zucchero
225g di carote grattugiate
.
per la copertura
175g di cream cheese (ho preferito il mascarpone al philadelphia)
175g di burro
1/2 tsp di estratto di vaniglia
225g di zucchero a velo
.
1. Preriscaldare il forno a 180°
2. Imburrare una teglia rotonda dal laterare estraibile e foderarla sul bordo con carta forno. La carta deve superare di tre dita l'altezza del bordo .
3. Preparare il composto secco: farina, lievito, cannella, sale.
4.Preparare il composto liquido: zucchero, uova, olio. Aggiungere al secco e, infine le carote grattugiate.
5. Versare il tutto nella teglia, livellare e mettere in forno a 180° per 40'. Poi abbassare la temperatura a 150° e cuocere altri 20'. A cottura terminata, togliere dal forno e lasciare raffreddare completamente.
.
per la copertura
1. mescolare con lo sbattitore mascarpone e burro, già lasciato ammorbidire a temperatura ambiente
2. aggiungere vaniglia e zucchero a velo e mescolare ancora un po'.
3. stendere sulla torta con l'aiuto di una spatola, decorare con noci o quello che più ci aggrada.
.

Questo post, come il precedente, aderisce all'iniziativa di Twostella Afternoon Tea Award


Afternoon Tea #1. Omaggio.



Se vi trovaste con il cadavere di un uomo sulle braccia, senza sapere come uscire da questo pasticcio, la cosa migliore da fare sarebbe prepararvi una bella tazza di tè ben forte.
Anthony Burgess, One hand clapping.




Somigliava sempre di più alle due sorelle nubili di suo marito, che venivano a visitarla, secondo l'opinione di Kate, troppe volte e troppo lungamente, reclamando la loro parte di tè e toast imburrati, cosa che inquietava Kate, mai disattenta ai conti dei fornitori. (...) Le sorelle assillavano la vedova, facendola chiacchierare e bevendo interminabili tazze di tè.
Henry James, Le ali della colomba.



"Quale marca di tè preferite acquistare?", gli chiese Wyatt. "Non sono un conoscitore, ho chiesto ad Abdul di comprarlo. Forse, un giorno, questa ragazza così carina accetterà di prendere un tè a casa mia. Merita un po' di distrazione; stando da sola deve annoiarsi terribilmente".
Agatha Christie, The Sittaford Mystery.


Una tazza di tè offerta al momento dell'arrivo in campagna è una cosa che mi rende particolarmente felice. Adoro le braci rosseggianti, le luci soffuse, il profumo dei toast imburrati e quella dolce atmosfera di confortevole indolenza.
P.G. Wodehuose, Il codice dei Woosters.


Odette preparò a Swann il 'suo' tè, gli chiese: "limone o panna?" e quando lui rispose "panna" gli disse, ridendo, una "nube". E poiché lo trovava buono: "Vedete che so cosa vi piace". Quel tè, in effetti, era sembrato a Swann qualcosa di prezioso... e durante il tragitto in carrozza si ripeteva: "Certo, sarebbe gradevole avere una personcina presso la quale trovare questa cosa così rara, un buon tè..."
Marcel Proust, Un amore di Swann.



"Ma prendine di più di tè", disse la Lepre Marzolina ad Alice, con estrema serietà. "Se finora non ne ho avuto nemmeno una goccia" rispose Alice piccata "non posso certo prenderne di più". "Vuoi dire che non puoi prenderne di meno"disse il Cappellaio; "prenderne di più di niente è facilissimo".

Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie.

giovedì 23 ottobre 2008

Apple muffins.


Seguite la ricetta dei banana muffins, applicando queste semplici variazioni:
.
1. profumate il composto secco con cannella in polvere;
2. sostituite la polpa di banana con la polpa grattugiata di una bella mela;
3. aggiungete una fettina sottile di mela sul top di ciascun muffin.
.
That's it!

Di quando non avevo il blog.


Quando non avevo il blog una mela era una mela e un apple muffin era un apple muffin, punto.

Quando non avevo il blog il canovaccio a righe verdi e bianche poggiato lì, vicino al raccoglitore di ricette dalla copertina a fiori e farfalle, era semplicemente un canovaccio vicino al raccoglitore di ricette e le righe erano solo righe e fiori e farfalle solo fiori e farfalle.

Adesso che ho il blog, le cose sembrano assumere nuovi significati. Anche una sera come questa, una domestica sera di baking - per dirla all'inglese - sembra poter esprimere qualcosa. Sembra acquisire sfumature inedite, prima sfuggite a uno sguardo miope... o forse, semplicemente, poco allenato.

mercoledì 22 ottobre 2008

Solido è meglio.

Non ho simpatia per il sapone liquido. Preferisco di gran lunga la cara vecchia saponetta e quel movimento di passaggio tra mano destra e sinistra, che regala a un gesto semplice quel non so che di relax.

martedì 21 ottobre 2008

Aromatiche. Cedrina, la pianta cara al Pascoli.

Famiglia: Verbenaceae

Ha più sinonimi lei di tutte le erbe finora incontrate:
Lippia citriodora
Lippia triphylla
Aloysia citriodora
Aloysia triphylla

Verbena triphylla
Verbena citriodora

Zappania citrodora


E che dire dei nomi comuni?
Cedrina, Limoncina, Erba luigia, Verbena odorosa, Vervain...

Chi conosce la cedrina, intendo chi l'abbia toccata con mano, sa che questa pianta perenne deve gran parte del suo successo alla deliziosa fraganza delle foglie, le quali - il nome lo lascia intendere - profumano di agrumi. Il suo portamento è piuttosto disordinato, perciò scordatevi di farne un cespuglietto diligente e compatto, a meno che non siate potatori provetti. Le foglie, a cui riserviamo la giusta attenzione, sono lunghe e a forma di lancia e al tatto presentano insospettata ruvidezza. In estate, poi, curiose spighe si sviluppano alla sommità degli steli, le stesse sono composte da minuscoli fiori bianchi o violetti... ma di quest'ultimi non ho esperienza personale. L'inizio della fioritura segna anche il picco massimo di "odorosità" delle foglie, perciò teniamolo presente se vogliamo aromatizzare la nostra tazza di tè, un bel bagno caldo o profumare la biancheria di casa.

PROPRIETA'
IN CUCINA:
Con le foglie fresche, o essiccate, si prepara un'ottima tisana digestiva, tonificante, e calmante. E' molto gradevole anche il tè di cedrina e menta. Nei ripieni, per aromatizzare gelatine di carne, piatti di pesce e altri volatili, per carni di maiale e selvaggina a cui toglie un poco l'asprezza.
BELLEZZA:
L'infuso di cedrina aggiunto all'acqua del bagno la profuma deliziosamente; chi ha gli occhi gonfi o irritati trarrà giovamento da un impacco freddo tenuto in loco per un quarto d'ora.
CURIOSITA':
Tutti conoscono il limoncello, ma non tutti sanno che tra i suoi ingredienti oltre all'alcool, allo sciroppo di zucchero, e alla scorza di limoni verdi, vanno usate anche le foglie della cedrina. Per chi volesse cimentarsi nella preparazione di questo ottimo liquore ecco la ricetta:
Alcool purissimo a 90°, grammi 500
Acqua, grammi 300
Zucchero, grammi 250
Scorza, ancora verde, di 2 limoni da giardino
Un'ottantina di foglie fresche di cedrina, meglio se colte all'inizio della fioritura, cioè verso la fine di agosto. Porre le foglie, ben pulite con uno strofinaccio inumidito, e le scorze dei limoni, prive della parte bianca, nell'alcool e lasciarle in infusione per otto giorni. In un altro recipiente sciogliere lo zucchero, ridotto a velo, con l'acqua. Agitare di tanto in tanto ambedue i recipienti. Passati gli otto giorni mischiare l'infuso alcoolico e lo sciroppo di zucchero; lasciare riposare per una settimana, poi servire ben ghiacciato. Solitamente è un digestivo molto gradito.

(Per le proprietà della pianta vedi il sito www.thais.it)

(...) Lasciami immoto qui rimanere
fra tanto moto d'ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l'altro risponde,
e, quando altrove l'anima è fissa,
gli strilli d'una cincia che rissa (...)

Giovanni Pascoli

I canti di Castelvecchio. 41 L'ora di Barga

lunedì 20 ottobre 2008

Orzo in zuppa di porri e carote.

Pare che la diffrenza tra zuppa e minestra consista nel fatto che la prima richieda, rigorosamente seco, la presenza del pane tostato o fritto. Mi accorgo, dunque, di aver titolato impropriamente il mio pasto di stasera, poiché è evidente che, ahimé, non ho pensato al pane bruscato.
In ogni caso questa minestra si è rivelata ugualmente gustosa, un vero toccasana per la mia aura irritata dagli agenti orticanti, tipici di una giornata antipatica come il lunedì.
Io proprio non lo sopporto il lunedì, mi brontola dietro già di prima mattina, mi sprona come fossi un cavallo, rivendica per sé nuove risorse e ricaricate energie. Così io, in quanto cavallo, mi imbizzarrisco, scalcio, ciondolo la coda per levarmelo di torno, acenno un nitrito ma poi desisto... per pudore, per non attirare l'attenzione, è già abbastanza imbarazzante per un equino andare in giro in superga e shopping bag!

Per la minestra, per 2 persone:
2 porri
2 carote
2 patate
2 pugni di orzo a testa

Mentre, in acqua bollente e con un filo d'olio evo, cuocete gli ortaggi tagliati a rondelle e cubetti, a parte preparate l'orzo, buono e veloce anche in pentola a pressione. Quando le verdure son cotte, immergete per qualche secondo il minipimer e date tre o quattro frullate in modo che acquisti maggiore cremosità. Regolate di sale, aggiungete l'orzo e lasciate alla minestra il tempo necessario affinché il cereale prenda sapore e profumo di porro e compagni. La consistenza sceglietela voi, a me piace cremosa un bel po', ma tanti la preferiscono più lunga di brodo. Servite in ciotola con rondelle di porro, una spolverata di pepe nero e un giro d'olio extra vergine d'oliva.
Se volete farne zuppa, be'... l'ingrediente segreto ormai lo conoscete.

minestra e/o zuppa, per me pari sono!
è il caldo a lenire
è il sapore ad invadere
è il vegetale a profumare
è il cereale a nutrire
è il buono che cura!

sabato 18 ottobre 2008

venerdì 17 ottobre 2008

Venerdì. Aromatique frittata.


Impertinente a.o., che si fa cogliere in flagrante reato di "frigorifero semivuoto" dal venerdì che arriva.
Mea culpa, che dire. A difesa una settimana davvero insipida, priva di stimoli e ispirazione, una settimana di quelle anonime in cui la mente se ne va in stand-by.
Allora?
Che si fa?
Giunge, in ausilio, l'idea della frittatina di Twostella. Adattare, rielaborare con gli ingredienti che si hanno a disposizione, ed è presto fatto.
Per l'aromatique frittata ho utilizzato:
uova
timo, rosmarino, lavanda, salvia, basilico (cauto l'uso della lavanda, se troppa copre tutti)
pomodori secchi sott'olio
parmigiano
orzo cotto precedentemente
pepe nero
sale





Venerdì. Pioggia.


La pioggia-bambino
.
Nella Donna-Sorgente ancora una volta
cade una goccia dell'Uomo-Acqua
dà vita all'incontro alla Pioggia-Bambino.
.
Navajo
49 canti degli Indiani d'America
Mondadori

martedì 14 ottobre 2008

Vintage. Un vetro color ambra.

Non è acquistato. L'ho trovato giovedì, polveroso e abbandonato, in cantina. Credo sia uno degli oggetti della vecchia casa del papà di Sommy. Un vetro ambrato, approdato - dopo l'ennesimo trasloco - proprio qui nell'aiuola odorosa.

lunedì 13 ottobre 2008

Temperanza.


Quando il giorno prima si è esagerato, riuscendo a trasformare anche un innocente pic-nic al parco in un "food & beverage" after-hour, il giorno dopo è necessario riequilibrare l'armonia nel corpo, nello spirito ma soprattutto nel tratto gastro-esofageo. Io di solito corro ai ripari con questi tre ingredienti: riso, carota, zucchina.

Faccio bollire tre pugni di riso in acqua, pulisco carote e zucchine e le cuocio intere al vapore, anche in pentola a pressione. Se, al momento della preparazione, avete qualcuno che vi sta a cuore, proprio lì vicino a voi, non esitate a pelargli una bella carotina e a offrirgliela, ché non v'è niente di più fresco e salutare.

A cottura ultimata, non resta che disporre tutto sul piatto: il riso bollito, le carote e le zucchine che avremmo affettato a rondelle; condire con filo d'olio extra vergine d'oliva, un pizzico di fleur de sel e una magra macinata di pepe (meglio evitare quest'ultima se le fiamme divampano).

Intendiamoci, questo piatto è quello che è, come dire una naturale alternativa all'omeprazolo... ma sbacchettare è sempre un piacere, tira su il morale, no?

sabato 11 ottobre 2008

Provaci ancora, Aiuola.


"Il bonsai è la riproduzione in scala ridotta di alberi in natura, è un essere vivente amato e rispettato, gli si dedica attenzione quotidiana, si assecondano le sue esigenze. Curare e mantenere un bonsai non è solo tecnica, ma è anche espressione artistica che richiede serenità con la natura e con se stessi". Hobbybonsai

Confessate: quanti bonsai avete fatto fuori nella vostra vita?

Facevo il conto l'altro giorno, barando anche sul tremendo risultato, proprio mentre mi aggiravo nell'area bonsai del vivaio vicino casa. Io non lo capisco proprio il motivo di questo arakiry vegetale, considerato che ogni volta non ho fatto altro che seguire le indicazioni.

Mi sono detta: ci riprovo! Ho preso questo para-alberello che, nonostante il bollino Guaranteed real Bonsai, secondo me, è solo una pianta grassa potata in stile e sistemata in un coccio blu-cina, ma niente di più. Mi chiederete: come fai a dirlo? be' ho applicato il sistema di "valutazione del bonsai". Prendete il vostro bonsai, osservatelo con attenzione e leggete i cinque punti:

"Per valutare un bonsai bisogna prendere in considerazione i cinque punti fondamentali attraverso i quali si esprime tutta la sua bellezza e la sua armonia:

1. apparato radicale: le radici devono disporsi possibilmente a raggiera, deve essere visibile la parte di radici che penetra nel terreno, in modo da dare il più possibile la sensazione di forza e stabilità della pianta.
2. tronco: il tronco deve avere, a seconda degli stili, andamento eretto o sinuoso. La base (piede) deve essere di buon diametro per poi assottigliarsi gradualmente nella zona apicale. Molto importante è la presenza di una corteccia "vecchia" che conferisce al bonsai un aspetto vetusto. In genere il tronco, in un bonsai apprezzabile, resta visibile per circa due terzi della sua lunghezza totale.
Fondamentale, in alcune piante come le conifere, è la presenza di shari, sabamiki e jin, cioè ferite della corteccia e dei rami che mettono a nudo il legno, dando alla pianta un aspetto ancora più vissuto.
3. rami: per la formazione della chiome la miglior disposizione da dare ai rami è quella in cui i più grossi, ramificazione primaria, si espandono verso i lati e il retro per dare profondità e tridimensionalità e i più piccoli, ramificazione secondaria e terziaria verso la parte frontale, posteriore e superiore per creare i "palchi".
Fatti salvi casi particolari non sono ammessi rami che partono frontalmente verso l'osservatore. La forma della chioma e dei singoli palchi deve essere riconducibile ad un triangolo.
4. foglie: le foglie devono essere mantenute piccole somministrando correttamente l'acqua e i fertilizzanti e praticando al momento giusto sia la pinzatura degli apici che la defogliazione, che consiste nella eliminazione parziale o totale delle foglie, in modo da permettere alla pianta di emetterne di nuove più piccole.
5. apice: L'apice, ovvero la porzione terminale del bonsai, deve mostrare vitalità, in quanto simbolo di vita.I bonsai che presentano l'apice spezzato o inesistente, non hanno pregio. Diversamente, se nella zona apicale sono presenti jin (legna secca) segni di lunga vita, il bonsai è apprezzato in quanto è ritenuto un triste tocco di natura austera".

Letto? Bene. Ora guardate il mio bonsai, che vi dicevo? pianta grassa, tagliata in stile e sistemata in coccio blu-cina, ma niente di più! Arigato.


Il "sistema di valutazione del bonsai " è tratto da wikipedia.

venerdì 10 ottobre 2008

Lettera a Laura, su nota jazz fragantizzata al muffin appena sfornato.

Ieri ho ricevuto un sms: "cara amica riprendiamo a scriverci? Le nostre care lettere... io sono in via A. De Gasperi 9... apetto tue".


La mia amica Laura e io ci conosciamo da quando avevamo 8 anni, compagne di scuola alle elementari, compagne di classe alle scuole medie, ancora di classe al liceo: io nel terzo banco a sinistra, lei nel quarto al centro. Ah, quei pomeriggi in cui speravamo ci venisse concesso di studiare nello stanza di suo padre, dove le pareti - coperte da centinaia di dischi - tradusavano jazz, da quando entravi a quando uscivi. Studiare, pausa, Lester Young, studiare, pausa, Dexter Gordon, studiare, pausa, Herbie Hancock, Miles Davis Quintet, Chet Baker, Count Basie, Duke Ellington, Benny Goodman... era difficile affrontare l'interrogazione del giorno dopo con più di un blue devil per capello.


Non ci siamo lasciate mai io e lei, neanche quando ce ne siamo andate a vivere in città diverse e lontane dalla nostra, neanche quando sono passati anni senza sentirci o vederci, neanche quando lei è rimasta vedova, a 29 anni, ed io volevo trovare la cosa giusta da dirle ma riuscivo solo a prepararle camomilla e tisane, camomilla e tisane e brodi a oltranza, finché alla quattrocentesima pipì ci siamo guardate in faccia e siamo scoppiate a ridere.


Perciò, ieri stesso, sono tornata a casa, ho preparato dei muffins, ho preso carta, penna e busta, le ho sistemate sul tavolo, ho caricato il lettore cd e sulle note dell'adorato Paul Desmond, e con i muffins sfornati e messi lì vicino sul tavolo, ho cominciato a scrivere.

mercoledì 8 ottobre 2008

Mercoledì soleggiato, mercoledì fortunato.


















E' tornato il sole.
Bene.
Mi metto nei miei panni e gli rendo omaggio in giardino.





















Jean ormai è andato, in questo momento Sommy lo sta accompagnando in stazione. Rimango a casa con Penny, da sole ficcanasiamo in giardino alla ricerca di questo e di quello. Ora lei si sdraia e io mi siedo, ed entrambe ci offriamo, petto in fuori, al calore, lieve, del sole d'ottobre.