venerdì 28 novembre 2008

Venerdì. Bulbi a gogò.



Cercavo un amaryllis. Un bel amaryllis da tirare su, poiché nel periodo natalizio, con le sue grandi corolle rosse, mi piace molto averlo in casa: fa molto christmas feeling. Purtroppo non ho trovato bulbi di amaryllis in questo garden vicino casa, e non avendo voglia di andare in giro con questo tempo pessimo, ho docilmente ripiegato su un altro signor bulbo da ospitare nell'aiuola: il giacinto.


Ve ne erano alcuni già in tenera crescita, abbarbicati su un quadratino di terriccio posto in un contenitore di plastica leggera. Invitanti, con i loro steli esili e i boccioli in miniatura, costo € 1,90 ciascuno. Poi, poco distante, un espositore con confezioni di bulbi non ancora 'cigliati' in retina: 12 pezzi € 3,50.






















Non ho esitato, avrei dovuto? Ho sfilato la retina dall'espositore, facendo già mente locale sulla disponibilità casalinga di vasi per contenerli e sollevandomi nel ricordare di aver fatto una piccola scorta, proprio prima di partire per le vacanze estive.


Così ho trascorso le ultime ore di luce di questo venerdì in giardino, ad alloggiare i nuovi bulbi nei loro rispettivi coccetti. Non li ho lasciati all'esterno perché fa freddo e vorrei che per natale fossero in piena fioritura, dentro godranno del tepore della casa... E' un po' come per noi uscire da sotto il piumone al mattino: con i caloriferi in poppa diventa più facile.

* la foto dell'amaryllis è tratta da flickr

mercoledì 26 novembre 2008

Odi et amo.




Domenica non è stata una buona giornata, musi lunghi e facce imbronciate, capita. Mi sento di affermare che quando le giornate prendono questa piega, e qui chiedo conferma alle amiche foobloggers, è opportuno stare lontane dai fornelli, non si combinano altro che disastri. Nell'ordine: ho bruciato un soffritto di cipolle e prezzemolo, ho fatto attaccare i fagioli alla pentola e ne ho sbagliato la cottura. Un cataclisma.




Quando le giornate prendono questa piega nulla gira per il verso giusto e anche il semplice gesto di apparecchiare la tavola diventa un problema di Stato: la tovaglia non va, assurdo non averlo mai notato prima. I piatti ci irritano, le posate ci annoiano, la caraffa dell'acqua ha un alone di calcare: che affronto!



Quanti pensieri per la testa, basta un "la" e le frasi cominciano a uscire... e a far male, perché le giornate che prendono questa piega sembrano fatte apposta per litigare. Perciò ognuno fa a modo suo, seduti a un tavolo che segna il confine di questo campo di battaglia si tace e si alza la voce, si avanza e si indietreggia, ci si attacca e ci si difende.




A turno, si getta la spugna. Per via di ciò che si dice o si acolta: perché ci fa davvero male. Perché spesso non sappiamo cosa stiamo dicendo all'altro e soprattutto non sappiamo proprio perché glielo stiamo dicendo.


Perciò al diavolo il pranzo e chissenefrega, al diavolo piatti, stoviglie e fagioli e chissenefrega, esco-porto-fuori-il-cane e chissenefrega, buona domenica.... e chissenefrega.




Poi la sera ci riporta la cena, e la cena ci riporta in cucina. E ci rincontriamo qui, come nella piazza di una città, per dirci - prudenti ma già bendisposti - un nuovo, stentato, indispensabile 'ciao'.

lunedì 24 novembre 2008

Ninna Nana: attenta a te!



Lo so, lo so che questa è un'aiuola odorsa e non è una foresta né un bosco... ma mai porre limiti a uno gnomo chiamato a difesa del focolare domestico. Con i suoi 275 anni e la sua altezza effettiva (senza berretto) di 15 cm, lo gnomo è 7 volte più forte dell'uomo.

Ora, signorina Ninna Nana, la vogliamo piantare di sgraffignare in credenza?



"Sono molto meravigliato di sapere che c'è gente che non ha mai visto uno gnomo. Non posso fare a meno di provare compassione per costoro. Qualcosa non va. Certamente la loro vista non funziona bene".

Axel Munthe

Surfing new "papavero" wave.

David Sylvian, I surrender.

L'altra me... e l'altro tè.






Quando ho inserito il post dell'afternoon tea, Fulvia mi ha lasciato una bellissima citazione. Ve la propongo in accompagnamento a queste immagini: buon tè.

"Proseguiamo fra abeti colossali. Due ore più tardi gli alberi sono già rimpiccioliti e tre ore dopo usciamo già all'aperto; siamo a circa quattromila metri; ormai dinanzi a noi sta l'alta montagna del tutto nuda. Ci fermiamo per mangiare e bollire l'acqua per il tè, senza di cui i tibetani non sembrano poter vivere. 'qui non c'è legna per far bollire l'acqua' è osservazione che basta per scartare qualsiasi luogo, con qualsiasi altro vantaggio, come posto per accamparsi. Del resto anche in Giappone il tè è genere di primissima necessità. Durante la guerra, per dire che la popolazione civile stava sopportando delle privazioni impossibili davvero a superarsi, spesso sentivamo dire, come venisse annunciata la fine del mondo 'non c'è neppure più il tè'."


Fosco Maraini - Segreto Tibet.

venerdì 21 novembre 2008

Venerdì. Il cuore e la stella.


Vorrei tornare a parlare di quella nota sensazione di benessere legata al semplice fatto di restarsene a casa. Quando è in arrivo un temporale, quando il vento s'alza e la temperatura, invece, s'abbassa, e tu ti ritrovi a salire veloce pochi gradini, poi giri la chiave nella toppa, ti liberi di borsa-giacca-cappello bagnato e in un momento realizzi: home sweet home, casa dolce casa.
Se quel momento beato coincide, come nel mio caso, con la dimensione venerdì... è fatta, come si dice: tombola!
Dunque, cominciamo come al solito con il piatto del giorno: tacchino freddo in insalata di pomodori verdi e rossi, e origano. Non aspettatevi altro, ché questa volta il mio pranzo è stato mono-portata. Non per mancanza di tempo, solo per scarso appetito. Considerato che non capita spesso, ho ritenuto opportuno approfittare.


Avendo già cotto il tacchino la sera prima, per una zuppa di cui vi racconterò, non ho dovuto far altro che tagliare la fesa in tocchi, e aggiungerla ai pomodori verdi e rossi aggiustati in insalata, un pizzico di pepe, un pizzico di fleur de sel de Guerande, olio extravergine d'oliva e una bella spolverata di origano secco. Volevo aggiungere anche l'aglio, ma - non so perché - è rimasto solo un proposito.

Di fatto questo pranzo è stato veloce. Avevo altro per la testa. E voi mi chiederete "ma che cosa, Aiuola" e io vi rispondo "il cuore e la stella".




Pensate che siano frutto della mia mano? No girls, forget it! Li ho visti semplicemente fare capolino dal basso di un espositore, in un mega-magazzino in cui mi sono imbattuta tornando a casa. Così mi sono abbassata anch'io, li ho sprimacciati un po' e li ho portati via con me.

Che sia Natale o no, c'è sempre posto nell'aiuola per un cuore e la sua stella.

Vintage. Nuovi ritrovamenti in cantina.

Chi cerca, trova. Mio nonno me lo ripeteva sempre da bambina, mentre facevamo lunghe passeggiate, con l'occhio sempre attento a un bel sasso, a un bastoncino, a una pigna... magari a un fungo. Così, con le tasche piene di tesori, ce ne tornavamo a casa, con la sua vecchia Fiat 850 color crema, i finestrini abbassati e cantando Bandiera Rossa con il vento nei capelli... anche a dicembre, per la disperazione di mia madre e di mia nonna.
Sono tornata in cantina a spulciare un po' ed ho riportato alla luce questo bel servizio di piatti.


Credo si trattasse del servizio da cucina, quello di tutti i giorni. Me lo fa pensare il fatto che non siano di porcellana, bensì di ceramica. La decorazione è di ispirazione orientale in verde, sul bordo - lo vedete - sono presenti arabeschi e fiori, sul fondo un paesaggio cinese con pagode tra fiori e alberi.


Il servizio è quasi completo: manca solo un piatto piano, sono undici. Ci sono poi dodici piatti fondi, e due insalatiere. Tutti integri tranne uno, o due, piatti fondi che presentano delle sbeccature. Qui li vedete dopo il lavaggio e, da subito, già pronti all'uso.

Alla prossima "scantinata".

mercoledì 19 novembre 2008

Zia, ho una sorpresa per te.





















Questa è una renna buffa che ti dice: ehi, sta arrivando il Natale!


lunedì 17 novembre 2008

Un bagno al ginseng aiuta.

Ad eccezione della foto sopra, purtroppo non ho immagini di questo fine settimana. E ne sono molto dispiaciuta avendolo trascorso a casa dei miei genitori. E dire che avevo pronta la macchina fotografica da mettere in valigia, ma all'ultimo momento, distratta da chissà cosa, l'ho lasciata sulla scrivania.
E' sempre bello tornare alla casa paterna: trovare la stanza già pronta per te, in tavola il tuo piatto preferito, a volte anche un piccolo cadeau di benvenuto. Ritornare a fare la figlia che abitava con i genitori, prima di quel volo spiccato per l'università, che mi ha portato in case condivise con amiche, poi al mio appartamento e infine qui, nell'aiuola odorosa. Per ciò che mi riguarda la lontananza ha agito da balsamo nei miei rapporti familiari, il vivere a 500 km di distanza ha fatto sì che quelle frange annodate cedessero al pettine e manifestassero maggiore leggerezza, maggiore aerosità.
Sono stati, perciò, tre giorni gradevolissimi, trascorsi per lo più in famiglia. Il cadeau di benvenuto, questa volta, l'ho ricevuto da mio nipote che come sempre sa fare di me la zia più felice al mondo.
Al rientro, dopo il viaggio in treno, un bagno caldo con effervescenze al ginseng. Utile a lenire la stanchezza, ma anche quella fastidiosa sensazione - simile a un taglietto sottopelle - che la separazione dai propri affetti, puntualmente, arreca.

mercoledì 12 novembre 2008

Stivali und conchigliette.


Voi ve lo ricordate in che giorno dell'anno precedente avete cominciato ad indossare calze e stivali? Io sì: 20 ottobre 2007. Non vi stupite, vi prego, non l'ho segnato sul calendario. Me lo ricordo bene perché calze e stivali significano per me l'inizio dell'inverno, una stagione che mi comprime, mi mette a terra, una stagione che mi contrae perennemente i muscoli tra capo e collo, che mi spegne il colorito.

Oggi è quel giorno. Stamattina, di buona lena, ho ripreso collant e stivali e sono uscita di casa per andare, preparata, incontro al freddo. Ho fatto finta di niente per tutta la giornata, ma tornata a casa non ho potuto ignorare oltre il mio disappunto e mi sono messa ai fornelli: urgeva qualcosa di molto confortevole. Ne è venuto fuori che le conchigliette sposano alla perfezione la vellutata di zucca e che stemperano il malumore,... nonostante si calzino stivali.

martedì 11 novembre 2008

sabato 8 novembre 2008

Morning ritual.


Svegliarsi il sabato, senza il bi-bip della sveglia, è un magnifico inizio. Senza la solita fretta, senza contare i minuti, senza esaminare di pressa ciò che bisogna indossare, è un magnifico inizio.

Io il sabato mattina indugio nel letto, poi un bacio per Sommy, come sempre, e mi alzo. La prima cosa che faccio è andare in giardino con Penelope, per darle da mangiare e cambiarle l'acqua da bere. La seconda è preparare la mia tazza di tè, quella che bevo da sola mentre osservo le piante. E' un lento giro di perlustrazione, nell'aria nuda del mattino, che mi rimette in comunicazione col mondo. Rientro e preparo la colazione, e mentre la casa si riempie del profumo del pane tostato, del caffè, e di qualche nota musicale, do una sbirciatina al blog, alle notizie e mi godo i pochi minuti che seguono, prima che la giornata cominci.

E ora rigiro la domanda di Jen, Simply Breakfast, : qual'è il tuo rituale mattutino?

Venerdì. Scatti furtivi.


Venerdì anomalo. Di ritorno dal lavoro, infatti, mi sono fermata al bistrot, per pranzare con Sommy. Dopo pranzo: pochi, furtivi, spioni, scatti.






giovedì 6 novembre 2008

Ogni cosa a suo posto... più o meno.



Cheeeese.


04.11.2008

Il cheeseburger della vittoria.

Yes, we can.


martedì 4 novembre 2008

Con questo clima... e due.



Oddio, proprio con questo clima, intendo questo questo che ha appena scatenato un temporale in piena regola con raffiche di vento a non so quanti chilometri orari, con questo clima no, ma domenica...
Domenica si stava benissimo, sembrava di essere tornati indietro alla prima settimana di settembre: aria calda e sole, e allora sì, pranzo in giardino con menù marinaro.

Quando Sommy si ritrova faccia a faccia con un pescato super fresco, non c'è cottura che tenga, per lui esiste solo il "crudo". Io invece, sebbene ghiotta di crostacei nature, ai du' spaghi della domenica non ci volevo proprio rinunciare e così abbiamo diviso il bottino; a lui la gestione di gamberoni e scampi, a me di cicale di mare e gamberi grigi.



Per gli spaghetti cicalecci ho messo in una padella oleata un trito abbondante di aglio e prezzemolo, ho aggiunto cicale e gamberi, pepe nero, sale, due dita d'acqua e ho coperto. Ho lasciato cuocere per tre forse quattro minuti, praticamente il tempo che il gambero impiega ad abbandonare il suo grigiore e a vestirsi di rosa. Ho scolato la pasta prima del tempo in modo che terminasse la cottura in padella, con i crostacei. Et voilà... soddisfatta la mia esigenza di carboidrato complesso. Devo migliorare nell'impiattare gli spaghetti, non trovate? Pensavo a ben altro che alla foto, chiedo venia.




Il crudo pure meritava, messo così da Sommy a mo' di grand plateau. Languiva ghiaccio, a dire il vero, ma che volete che vi dica: non si può avere tutto dall'aiuola.







Per rinfrescare delicatamente: il carpaccio di salmone con zenzero e aneto. L'abbinamento salmone-aneto mi ricorderà sempre Londra e quel salmone al pepe verde e aneto mangiato a East Finchley, a casa di Josh, nell'agosto del 1992.

Per finire torta di mele con gelato alla stracciatella.

Vino: Lugana 2007 - Azienda Agricola S. Cristina Zenato.