sabato 14 marzo 2009

Il punto di vista.

Natural: on the table, and...



... under the table.



Yellow: on the table, and...



... under the table.


White: on the table, and...



... under the table.



Aiuola organizza una cena e festeggia i sessanta anni della sua mamma: quale tovaglia scegliere per l'occasione?

mercoledì 11 marzo 2009

Da Albert. In cima alla collina, il ristorante.




































Non credo che questo luogo abbia bisogno di essere raccontato: lascio alle immagini il compito di presentare, descrivere, introdurre. A quest'area lounge segue il piano superiore, la sala vera e propria che non ho ritratto, per non disturbare gli ospiti del ristorante.




















































Albert, invece, ve lo presento io. Eccolo! Lui coltiva, alleva, produce. Ma indovinate un po' qual'è la sua vera passione?



















C.da Padula Inferiore
S. Pietro in Guarano CS
.

Campagna calabrese, clima inglese.
























Da casa di Albert si snoda una stradina che porta fino in cima alla collina. Si arrampica su fra olivi secolari e da lì, da un poggetto, si spalancano mirabili vedute che prima o poi vi mostrerò.
Magari aspetto che il clima sia un po' meno inglese e un po' più calabrese...

domenica 8 marzo 2009

Quando tutto manca...



Quando tutto manca, un piatto di paccheri al pomodoro non ce lo toglie nessuno.

Era da tanto che non preparavo il sugo con i pelati. Forse perché la prima volta che praparai il sugo per Sommy utilizzai casualmente la passata. Poiché gli piacque moltissimo, decisi che - come si suol dire - "squadra che vince non si cambia".
Oggi, invece, un po' perché sono l'unico ospite di questo pranzo domenicale, un po' perché di passata in dispensa non ce n'è, ho aperto la mia bella latta e via.
Avevo dimenticato la piacevolezza al tatto dei pelati, pomodori belli polposi, integri nella loro forma di san marzano. Li ho tagliati a pezzetti e buttati con il loro succo in un soffritto di cipolla, carota e origano. Li ho fatti andare a fuoco vivace, con coperchio, per 40'. Poi ho lasciato rapprendere la salsa con coperchio a metà per altri 10' minuti. I paccheri, invece, sono stati buttati in acqua bollente per 12', scolati e uniti alla salsa.
Il risultato è stato appagante, tutte le parti hanno chiuso l'incontro con soddisfazione, complimentandosi reciprocamente: pelati Divella con paccheri De Cecco,... aiuola compresa ;-)

venerdì 6 marzo 2009

Cappelli #10. Private Collection.


Tutte le sere, in onda su di una emittente privata del Sud, trasmettono vecchi film in bianco e nero degli anni '40 e '50, italiani e americani. Inutile dirvi che cerco di non perdermene uno, come potrei? Ma neanche il più stupido, neanche il più inutile, poiché anche nel più stupido e nel più inutile i costumi sono comunque bellissimi.

Tutto un godet piuttosto che un longuette, tutto un corpetto liscio piuttosto che ricamato, tutta una magia sartoriale che ha ispirato ogni singolo pezzo della moda successiva a quegli anni. Per non parlare degli accessori: guanti in nappa, con fodera in tinta o a contrasto, con chiusura a bottoncino o a riccio, corti-medi-lunghi!!!



Borse: vere baguette lucide e opache, nere o colorate. Ma anche a sacco, da polso, e tra le mie favorite: con apertura a scatto, irresistibili. Poi, quando l'abito non prevedeva graziose pieghe o cuciture ben definite e decorative sul giro vita, ecco comparire le cinture: sottili sulla giacca del tailleur, maxi sulla gonna scampanata, in nappa, in pelle, in corda.



E che vogliamo dire delle scarpe? Audaci, perché con tacchi alti, ma mai volgari. Mai.




Infine i cappelli. Un mondo in testa, da sfoggiare con vezzo, con vanità. Il cappellino dice tutto di questa donna glamorous. Chiome acconciate e ornate di cappello, a celare, o ad evidenziare l'onda... costata una gran fatica.



Qui vi propongo la mia mini-collezione: esemplari in feltro, seta, velluto in seta. Come per tutto il vintage anche codesti copricapo vibrano ad indossarli, anzi, vibrano solo a guardarli. Portano con sé tutto il significato della parola femminilità: tutto ciò che l'eleganza ha perso per strada e che si spera riesca a recuperare.

giovedì 5 marzo 2009

Il baking aiuta a vivere meglio.


Le donne anglosassoni lo sanno bene, e generalmente dedicano un giorno alla settimana a questa attività. Sfornano cakes, plum-cakes, breads, muffins e chi più ne ha più ne metta. Devo dire che quest'abitudine mi ha conquistata e l'azione - in questo caso coazione - del "baking", ovvero del cuocere in forno, è diventata consuetudine anche per me.

Mi accorgo che la preparazione del prodotto da forno regala più di una soddisfazione:
  • per sé, nel testare la propria capacità-manualità-creatività;
  • per gli altri, nell'offrire loro un prodotto quotidiano che sia genuino, made with love;
  • per tutti, nel godere di quella fragranza che aleggia tutt'intorno e fa subito casa.

Plus: non so voi, ma io dedico sempre a me stessa i minuti del "tempo di cottura". A volte, specie in occasione di nuove ricette, me ne sto con le gambe incrociate e la faccia curiosa di fronte al forno, sento il calore avvicinarsi. I pensieri si intrecciano quasi filosofeggiano, i muscoli si rilassano, il dolce si gonfia... e compare un sorriso.

martedì 3 marzo 2009

Giappone Olanda Italia. Le tre ciotole giramondo.

Questa è la storia di tre ciotole giramondo.



Nate in un luogo lontano e misterioso: il Giappone.


Trasportate nell'affascinante città di Amsterdam.


Infine approdate nel Mediterraneo.

Aiuola-Consiglio: 1. se avete un debole per ceramiche e porcellane; 2. se avete ormai superato i trenta (da mo') e vi ostinate a fare i backpackers in giro per l'Europa; 3. se avete un biglietto da viaggio di andata e ritorno in p-u-l-l-m-a-n (perché siete del tipo "voglio viaggiare lento"), be' allora state lontano da quei magnifici negozietti di cino-giapponeserie di Amsterdam, proprio lì vicino al mercato dei fiori... ne va della vostra salute fisica. E mentale!

domenica 1 marzo 2009

Froggy Time.


























Ma quante rane vivono ancora in questa casa? Boh! Devo decidermi a censirle, riscuotere l'affitto. Ordine! ordine!










venerdì 27 febbraio 2009

Vintage. Il vestito di Jane Eyre.


Tempo fa ho parlato a Francesca di quest'abito, in occasione delle sue letture "brontiane". Poiché era rimasto qui a casa, però, non avevo avuto modo di fotografarlo. Finalmente è arrivato anche il suo momento, ed eccolo qui: ditemi voi se non è il vestito di Jane Eyre!



L'ho indossato tanto, tra i 21 e i 22 anni, età in cui la linea tra il concetto di abbigliamento e quello di abito da scena si assottiglia notevolmente. Me ne andavo alle feste in questo crepe de chine nero a terrorizzare i miei coetanei. Ma adesso mi viene in mente che lo indossai anche per andare a vedere Ibsen a teatro: La donna del mare, quanto ho amato Henrik Ibsen... e con quest'abito indosso, ancor di più.


Venerdi. Passeggiata mattutina.



Questa mattina ho fatto presto. Sono uscita da casa di buon ora, affaccendata in faccende che ho concluso prima del previsto. Con l'aria fredda e tersa e un sole a cui difficilmente si poteva resistere, ho approfittato degli abbondanti venti minuti disponibili per una passeggiata mattutina. Non mi sono allontanata molto, temevo di arrivare in ritardo a lavoro, passo veloce e solo uno scatto, così: en passant.

Ve lo regalo!



Immagine: Chiesa di S. Francesco di Paola - XV sec.

sabato 14 febbraio 2009

Ma le cose, anzi le case, ci parlano?


Voglio confrontarmi con voi, per comprendere finalmente se capita solo a me o è faccenda comune. E' chiaro che le cose non possono parlare, né tantomeno le case, e allora perché più volte nella vita ho avvertito questa netta sensazione?
Prendiamo, per esempio, il mio ritorno in terra natìa, alla mia casetta adorata, acquistata con entusiasmo appena quattro anni fa e vissuta intensamente giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Una casa amata da me, certo, ma anche dagli ospiti venuti a far visita per una sera come per una settimana. Pista da ballo per feste gioiose, refugium peccatori di amiche e amici sopraffatti dai loro stessi matrimoni, quinto punto cardinale del motivo simposiaco.
Mi ha parlato.
E' finita, mi ha detto. La nostra storia, è finita.
Ed io lo so che è vero, perché nel cuore l'ho sentito anch'io, perché nel cuore mi è passato il tempo. Il mio e il suo, e non ce n'é più.
Ora, posso anche far finta che non m'abbia detto niente, per un po' almeno. Faccio finta di non aver sentito, voi che dite? Ma quando una storia è finita, fino a quando si può far finta di niente?

mercoledì 4 febbraio 2009

Hello!


Hello! Ciao! Eccomi qui, a ringraziarvi di aver provveduto all'aiuola in queste settimane di assenza: ero certa di poter contare su di voi.
Allora, da dove comincio?
Cominciamo col dire che la connessione non è merito della pennetta, ma del mio ufficio che, generosamente, mi concede qualche minuto di svago. Con la pennetta, mi dicono i bloggers del territorio, è un pianto: lenta, lenta, lenta. Perciò non ho tante foto a disposizione, mi organizzerò meglio per il prossimo post.
Il mini-trasloco ha avuto tempo di essere metabolizzato, ma che angoscia lasciare Sommy e Penny. Per me, intendo. Sono certa che, per loro, rimarcare il territorio è stata un'azione fortemente liberatoria. Avevo intenzione di realizzare una sorta di scrittura privata che vietasse a Sommy ogni genere di cambiamento casalingo: disposizione mobili, organizzazione dispensa, gestione generale, insomma, ma il furbastro mi ha distratto fino all'ultimo momento con le sue collaudate smancerie pre-partenza, e zac!, sono partita senza uno straccio di prova.
L'arrivo è stato, come dire, piovoso!!! Qui, al Sud, piove da due settimane, ho visto il sole solo per mezza giornata. Il mio appartamento non ha fatto altro che lamentarsi e lamentarsi, da quando sono arrivata continua a rinfacciarmi l'abbandono: mi trascuri, mi ignori, ormai per te sono una nullità. Come provare il contrario? Ci si mette anche l'impianto idraulico, vecchiotto, a far le bizze.
Insomma, non è una situazione facile, mie care... se non fosse che vedo tutti i giorni il mio nipotino, quest'anno in prima elementare, e che facciamo i compiti insieme; se non fosse che i miei amici storici mi fanno un sacco di coccole di bentornata; che i miei colleghi mi aspettavano a braccia aperte e che questa piccola città mi consente tempi impensabili per la capitale. Non mi posso lamentare.
Per la nostalgia assumo piccole dosi di aiuola odorosa, a rilascio lento, mi basteranno per i prossimi tre mesi?