“Ora attraversando l’ufficio, Jurij Andrèevič guardò con desiderio la finestra con la sua ampia vista, la grandezza e la posizione del tavolo e la vastità della stanza ben arredata e, quando rientrando in sala da pranzo, insieme ad Aleksàndr Aleksàndrovič si avvicinò alla tavola preparata per il tè, la prima cosa che disse fu:
‘Che posti stupendi! E che studio meraviglioso! Ispira, fa venire voglia di lavorare.’
‘Lo preferite nel bicchiere o nella tazza? Come vi piace, chiaro o forte?’ ”
‘Che posti stupendi! E che studio meraviglioso! Ispira, fa venire voglia di lavorare.’
‘Lo preferite nel bicchiere o nella tazza? Come vi piace, chiaro o forte?’ ”
[…] ‘Allora anche il tè è naturale?’
‘Si capisce, con il fiore.’
‘Dove lo prendete?’
‘E’ una manna dal cielo. Ce lo fornisce un conoscente. Un uomo attivo con idee molto di sinistra, esponente ufficiale del Consiglio dell’economia della provincia. Viene qui a ritirare la legna per portarla in città, e a noi conoscenti porta farina, burro e altro. Siverka (così chiamava Averkij), Siverka, passami i biscotti. E adesso, scusate la curiosità, ma vorrei sapere da voi in che anno morì Griboedov.’
‘E’ una manna dal cielo. Ce lo fornisce un conoscente. Un uomo attivo con idee molto di sinistra, esponente ufficiale del Consiglio dell’economia della provincia. Viene qui a ritirare la legna per portarla in città, e a noi conoscenti porta farina, burro e altro. Siverka (così chiamava Averkij), Siverka, passami i biscotti. E adesso, scusate la curiosità, ma vorrei sapere da voi in che anno morì Griboedov.’
“La moglie lo nutriva di pane bianco col burro e gli dava da bere tè zuccherato e caffè. Jurij Andrèevič aveva dimenticato che tutto questo adesso non c’era più e si rallegrava di quelle raffinatezze, come per una poesia o una fiaba, quasi fossero cibi normali, che spettassero, anzi, di diritto a un convalescente.”
Tutte le citazioni da: Borìs Pasternàk, Il dottor Živago.
6 commenti:
che meraviglia...verrei volentieri anch'io per il the....
Vado pazza per i samovar...Ogni tanto prendo uno dei miei ( ne ho due, molto semplici ), e lascio che troneggi in mezzo al tavolo, rallegrando e scaldando l'ambiente...E' incredibile quanto il Samovar faccia "aria di casa"! Il tuo post è proprio ricco di reminescenze affascinanti...un bacio! :-D
mi hai fatto ricordare che da adolescente giovanissima (cioè quindicianni!) ho letto un'estate tutto d'un fiato pasternak...la prosa russa s'insinua nei più reconditi anfratti dell'anima, il tè è la sua bevanda elettiva, sarà anche per questo che divenni molto presto una devota di tal bevanda e dovevo ancora scoprire i diari delle edame di corte dell'antico giappone heian..
grazie dolcissima ragazza di questa tazza di memoria!
il tè che sto per sorseggiare lo rivolgo a te nella tua direzione..come se lo prendessi in tua compagnia
;-)Mi autoinvito a.o.!...dobbiamo 'discettare' di un sacco di cose:prima di tutto
della 'sposa non sposata'... :-(son preoccupata a.o.!, dei misuratori...(anch'io non riesco a trovarne uno che sia attendibile), delle serate in 'disco' di quando eravamo più giovani...(valgono anche per me le stesse tue impressioni!)...ed infine del tè di Jurij...doppio onore: a.o., Jurij ed io allo stesso tavolo (anche se solo per un tè!).Insomma parliamone!!!
Un caro abbraccio!
P.S. e mi scuso per il papiro!
un tè in un tempo non mio ma che evoca in me nostalgia per riti non vissuti ma amati in pagine di un libro tanto amato.
Grazie per la piacevole pausa,ciao Marina
Auguroni di cuore
Manuela
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