giovedì 23 aprile 2009

Il fatto è che piove!


Nonostante i tigli abbiano prodotto nuove, piccole, foglie, preludio di un profumo che inonderà l'intera piazza, ebbene, continua a piovere.
Sicché la letargia stenta a scomparire, i propositi legati alla primavera non ci pensano proprio a farsi avanti, tutto rimane come sospeso, nell'attesa di un clima che cambi... per far cambiare anche noi.
Dire che qui è autunno pieno, vi assicuro, non è una esagerazione: temperature basse e forte umidità.
Bucato e basilico cercano il sole e non lo trovano :-) , presto mi chiederanno delle spiegazioni. Io vago per casa con le spallucce contratte e un diavolo per capello: non c'è niente di peggio del freddo, figuriamoci del freddo fuori stagione.
Poi penso all'Abruzzo, la situazione, la gente, le tendopoli, con il clima che ci mette il carico... e i diavoli per capello si moltiplicano, si centuplicano.
Medusa!

mercoledì 15 aprile 2009

La stanza da bagno.



La mia stanza da bagno è un luogo in cui amo trascorrere del tempo, ammesso che ne abbia a disposizione. E’ un luogo in cui i profumi e i colori mettono di buon umore, luminosa al mattino per cominciare la giornata sotto la doccia, con le luci soffuse, per favorire il relax di un bagno caldo serale. E’ il luogo delle spugne morbide e avvolgenti, dei vapori balsamici, delle creme, cremine, lozioni, impacchi, oli, e chi più ne ha (di spazio), più ne metta!
Sebbene piccina, la mia stanza da bagno non manca di nulla, ve la faccio vedere.



sabato 11 aprile 2009

Buona Pasqua.


Dolce pasquale, ovvero il Cucùlo vestito a festa.


Nella mia città, il dolce tradizionale di Pasqua è il Cucùlo. Che strano nome! Sono andata alla ricerca di informazioni a riguardo, origini e via dicendo, ma non ne sono venuta a capo. Ci accontenteremo, perciò, della ricetta e delle foto che ho scattato a questo esemplare realizzato da mano materna.



Ci sono due versioni dei Cucùli, la ricetta “biscottata” e la ricetta “briosche”. Questa ritratta è la versione “biscottata” ed eccovi la ricetta:
.
1kg di farina
6 uova ( di cui 6 tuorli e 4 albumi)
350 gr di zucchero
200 gr di margarina
100 ml di latte
la scorza grattugiata di un limone non trattato
2 bustine di lievito per dolci
.
Amalgamare nell’ordine: uova, zucchero, margarina, latte, farina a cui era stato precedentenmente aggiunto il lievito per dolci. “Ammassare” come se impastassimo per lavorare la pasta fresca. Una volta ottenuta quella consistenza stendere avendo ben chiara la forma che si vuol dare al Cucùlo: a me piace tanto la treccia nella cui estremità superiore viene alloggiato un uovo sodo, ovvero la “bambolina”. E poi cerchi, cuori, trecce piccole e grandi… e via libera alla fantasia. In forno a 150° per 1/2 ora o fino a quando la base dei Cucùli apparirà dorata.
.
.
.
Donare uno di questi dolci pasquali fatti in casa è un gesto ben augurale, propizio e sempre gradito. Per vestire a festa il Cucùlo ho scelto un nastro di raso azzurro, e una piccola decorazione floreale appartenuta a chissà quale bomboniera. L’effetto è semplice ma efficace.


Bello a vedersi, purtroppo il Cucùlo non rimane vestito a lungo. Già me lo immagino a colazione, galleggiare nella mia tazza di caffellatte: cucù…, Cucùlo!






lunedì 6 aprile 2009

Samovar: Aiuola prepara un tè per Jurij Andrèevič Živago.


“Ora attraversando l’ufficio, Jurij Andrèevič guardò con desiderio la finestra con la sua ampia vista, la grandezza e la posizione del tavolo e la vastità della stanza ben arredata e, quando rientrando in sala da pranzo, insieme ad Aleksàndr Aleksàndrovič si avvicinò alla tavola preparata per il tè, la prima cosa che disse fu:
‘Che posti stupendi! E che studio meraviglioso! Ispira, fa venire voglia di lavorare.’
‘Lo preferite nel bicchiere o nella tazza? Come vi piace, chiaro o forte?’ ”


[…] ‘Allora anche il tè è naturale?’
‘Si capisce, con il fiore.’

‘Dove lo prendete?’
‘E’ una manna dal cielo. Ce lo fornisce un conoscente. Un uomo attivo con idee molto di sinistra, esponente ufficiale del Consiglio dell’economia della provincia. Viene qui a ritirare la legna per portarla in città, e a noi conoscenti porta farina, burro e altro. Siverka (così chiamava Averkij), Siverka, passami i biscotti. E adesso, scusate la curiosità, ma vorrei sapere da voi in che anno morì Griboedov.’



“La moglie lo nutriva di pane bianco col burro e gli dava da bere tè zuccherato e caffè. Jurij Andrèevič aveva dimenticato che tutto questo adesso non c’era più e si rallegrava di quelle raffinatezze, come per una poesia o una fiaba, quasi fossero cibi normali, che spettassero, anzi, di diritto a un convalescente.”


Tutte le citazioni da: Borìs Pasternàk, Il dottor Živago.

domenica 5 aprile 2009

Cronaca di un disastro annunciato.


Quando si agisce frettolosamente, le cose non vanno nel verso giusto: lo dice la saggezza popolare, lo dicono le maestre a scuola, lo dicono gli assicuratori auto, insomma, è un dato di fatto. A dirla tutta, quando quel pomeriggio mi sono fermata dal primo ambulante incontrato sulla strada, per acquistare un misurino nuovo, sentivo di agire con avventatezza.
Il misurino – mie care, voi lo sapete di certo – è un oggetto che richiede la massima affidabilità. Non è un caso che mia madre abbia e utilizzi lo stesso misurino da 30 anni, quello e solo quello. Pertanto, nell’acquisto, ci si affiderà a riferimenti ben precisi, a case di produzione di esperienza, collaudate, non di certo alla prima bancarella.

Ma, al tempo stesso, se l’acquisto viene effettuato:

1. in un pomeriggio invernale freddo e piovoso;
2. con l’autobus da prendere al volo per tornare a casa dal lavoro;
3. con l’immagine del tuo vecchio amato misurino ridotto in frantumi;
4. con in testa l’idea ossessiva di una torta (accidenti-a-quando-sbircio-il- web-sul-posto-di-lavoro) che ha appena fatto capolino da un blog e che tu hai deciso di fare OGGI! Oggi, e non domani o dopodomani, la voglio fare oggi!

Be’, in questo caso, tu punti quel dannato misurino opalescente sul banco, lo paghi e via, e non c’è niente che possa fermarti.

La ricetta perfetta era semplice e garantiva un risultato fragrante, odoroso e confortante, proprio come piace a me. Già all’impasto ho subodorato il disastro in agguato. Troppo liquido, continuavo a dirmi. Ma, si sa, quando si ha a che fare per la prima volta con una ricetta, la si prende con le pinze. Completato l’impasto e messa la teglia in forno, ho vegliato il dolce per i primi 5’. Poi in preda al diabolico sospetto, ho mostrato indifferenza, come di chi non vuol sapere. E mi sono tenuta impegnata con altro, ripromettendomi di tornare in cucina solo al trillo del timer. Così è stato.
Concedetemi, vi prego, di non descrivervi quello che potremmo definire un magnifico esempio di “sottiletta dolce alle spezie”, c’è un limite anche alla ciofeca. Né descriverò la furia che si è abbattuta sul misurino mendace. Il bieco ingannatore dai numeri messi a caso, è stato declassato ad annaffiatoio per vasi di piccola taglia, in esilio nell’aiuola odorosa.

Al contrario, non vi nascondo che una certa sfrontatezza mi ha spinto comunque a sottoporre la disastrosa “sottiletta dolce alle spezie" all’ignaro Sommy, il quale, a seguito delle sue rimostranze, galantemente limitate alla sola cottura, si è beccato un nonchalantico: “ma è fatto apposta, possibile che tu non lo capisca?” :-)

.

.P.s. Occhio agli acquisti frettolosi: non tutti i misurini riescono con la misura!

.

Questo post partecipa al Disaster Award, premio indetto dal blog Cuoche dell'altro mondo.

Ciao, Alex.

mercoledì 1 aprile 2009

La sposa che non ha sposato.


Questo è il bouquet della sposa che non ha sposato,
il cremisi dell’amore che non si è compiuto,
il candore del sogno che non si è avverato.

Questo è il bouquet dell’anello restituito,
il cremisi del cuore turbato,
il candore dello spirito arreso.

Questo è il bouquet che ho ricevuto.
Poi, il fiume ha esondato.




A tutte le spose che non hanno sposato.
a.o.