Chris Chun, Golden Teapot.
Cominciare la giornata con Chris Chun è bello.
Specialmente se quella giornata è un sabato, piuttosto uggioso, proprio un sabato di fine novembre come piace a me. Sono schematica con le stagioni. Che ben venga il fuori programma, ma che duri poco, solo il tempo di sorprenderci piacevolmente. Poi tutto ritorni in regola, come da manuale, come da immagini del 'libro di letture' delle elementari.
Quante complicazioni in meno se la mia vita fosse stata come quella del 'libro di letture', in fondo il messaggio che partiva da immagini e parole era proprio quello: la tua mamma è così, il tuo papà è così, la tua scuola è così, il tuo quartiere, il tuo animale domestico, il tuo lavoro, tu stesso, capelli, denti, scarpe, grembiule. E la perplessità lievitava, e l'insicurezza pure, ogniqualvolta si azzardava un confronto, ogniqualvolta ci si soffermava e si scopriva, nella silenziosa, timida, ma già profondamente critica e spietata coscienza di bambino (nessuno sa esserlo più di loro) che non era affatto 'così'... che la tua vita era diversa, il suo contorno pure. E che fastidio - uffa! - che le cose non combaciassero.
Dovremmo scrivere un nuovo 'libro di letture', care amiche bloggers, per questi teneri, nuovi germogli. Scriverlo alla luce delle nostre scoperte, alla luce dei nostri percorsi transitati. Un libro nuovo, che insegni la non omologazione ossessiva a modelli che si sono rivelati inesistenti (che tremenda delusione), che insegni a riconoscere l'amore come principio assoluto, e l'esercizio di esercitarlo e svilupparlo nel modo che rende davvero felice ognuno di noi, dico noi, piuttosto che quel groviglio, quella matassa informe, abulica, piatta, che è la società oggi.