martedì 18 maggio 2010

Di come la pagina di un diario altrui potrebbe essere benissimo la pagina del tuo.


"Domenica, le undici. [...] L'ordine gerararchico all'interno della mia vita è un po' cambiato. 'Una volta' preferivo cominciare a stomaco vuoto con Dostoevskij o con Hegel, e a tempo perso, quand'ero nervosa, mi capitava anche di rammendare una calza, se proprio non si poteva fare altrimenti. Ora comincio con la calza, nel senso più letterale della parola, e poi, pian piano, passando attraverso le altre incombenze quotidiane, salgo verso la cima, dove ritrovo i poeti e i pensatori."



"Una volta, se mi piaceva un fiore, avrei voluto premermelo su cuore, o addirittura mangiarmelo (...) provavo un desiderio troppo fisico per le cose che mi piacevano, le volevo avere. E' per questo che sentivo sempre quel doloroso insaziabile desiderio, quella nostalgia per un qualcosa che mi appariva irrangiungibile, nostalgia che chiamavo allora 'impulso creativo'. Credo che fossero queste forti emozioni a farmi pensare di essere nata per fare l'artista".


"Venerdì mattina, le otto. Signore, dammi meno pensieri e più acqua fredda e ginnastica alla mattina".


"Mercoledì mattina, le sette e mezzo. (...) Quest'ora prima della colazione è per me come una piattaforma per salire sulla mia giornata. C'è una gran tranquillità, anche se i vicini hanno la radio accesa, e anche se Han - seppure pianissimo - sta russando dietro di me. Non c'è proprio nessuna pressione intorno".


"Mercoledì mattina, le nove e mezzo. Ieri sera, mentre andavo da lui in bicicletta, avevo dentro un grande e dolce desiderio di primavera. E mentre pedalavo sognando sull'asfalto della Larissestraat tutta impaziente di vederlo, d'un tratto mi son sentita accarezzare da un'aria tiepida di primavera e ho pensato: anche questo va bene. Perché non si potrebbe provare un grande e tenero trasporto per una primavera (...)? Sì, perché non si potrebbe avere un'esperienza amorosa con una primavera? E la carezza di quell'aria era così tenera e così universale che le mani di un uomo, anche le sue, mi sembravano ruvide al confronto".

Tutte le citazioni sono tratte da:
Etty Hillesum, Diario 1941 - 1943, Adelphi

Grazie a Papavero di campo.

10 commenti:

papavero di campo ha detto...

come sono contenta!
che il seme gettato in blog abbia gemmato condivisione e coincidenza,
hai visto che bellezza e che semplicità -potente però, di percezione,
l'occhio usato per la visione lucida, il cuore in funzione, senziente, le emozioni accostate senza la paura d'esserne travolti e l'abbandono alla pienezza senza remore ma nel registro della vulnerabilità,
Hetty ha una vivezza di pensiero e una vividezza di vissuto che lascia tramortiti non è vero?

ps: grazie a te, d'aver raccolto il filo, aiuola cara e vibrante

a.o. ha detto...

la lucidità, ecco, mi ha colpito tanto di Etty.
una capacità così netta nell'individuare il sé, a 27 anni, non è cosa di tutti.
non sono d'accordo con sergio quinzio che sul retro della copertina delimita l'ampiezza di Etty, ancorandola alla sua religione, Etty è molto di più di una 'ebraica volontà' e di una 'ebraica forza', Etty è più di una donna, è più di una scrittrice: Etty è una persona, ovvero l'essere umano evoluto, e ci conforta il confronto con questa persona, e ci fa sentire meno soli, meno alieni, meno spaventati.
Tramortiti, sì, cara Pap.
Tramortiti e senza paura.

Anonimo ha detto...

Che bello ritrovare le parole di Hetty, io l'ho scoperta grazie al mio parrocco che quando può, in omelia o catechesi, ci infila lei o qualcun'altro (tipo Dostoevskij)!
Un abbraccio

Francesca ha detto...

voglio leggerlo, lo voglio, ora che ho 27 anni.
voglio appendermi a quel filo di aiuola e di papavero che sento amiche e vicine senza conoscere la voce.
e ripeto Tramortiti e dico grazie.

Unknown ha detto...

Nina: Etty! Right now!

Federica ha detto...

l'ho letto qualche anno fa e ne porto un ricordo dolce-amaro.Da rileggere, sicuramente...F.

RosaMaría ha detto...

oh i need one of these thing!
love your turtle and the basil!

papavero di campo ha detto...

sì condivido che per hetty la religione è una cornice culturale e antropologica ma la sua essenza di donna e di speciale unicità di donna quale lei incarna va oltre la dotazione genetica e di appartenenza religiosa, è un suo talento peculiare, è un dono ricevuto dall'esistenza, è anche un destino d'obbedienza ad una vocazione alla libertà di essere se stessa, è un tentativo concreto e vivo che il femminile ha di evoluzione, pur nella condizione eterna di devozione e di accoglienza e di accudienza e di martirio infine, mostrando che esiste la possibilità dell'ampiezza d'orizzonte e di respiro e di capacità d'amare amplificandone potenzialità ed atto senza mai esserne sminuiti nè anchilosati

papavero di campo ha detto...

mi son accorta di una crasi, fatta e ripetuta, per me etty hillesum è diventata hetty!

a.o. ha detto...

è diventata nostra, pap, è la nostra Etty :)